Il garum di tonno, definito il “caviale degli antichi“, veniva prodotto anche in Sicilia.
Portopalo di Capopassero era lo stabilimento di produzione del Garum di tonno più articolato, ma ve ne erano anche uno a Lampedusa e un altro a Vendicari.
Il Garum veniva lavorato all’interno di grandi vasche di cui i resti sono ancora visibili, anche se purtroppo versano in pessimo stato, all’interno dell’area archeologica di Scalo Mandrie, nei pressi della spiaggia denominata “Collo”, di fronte l’isola di Capo Passero. Purtroppo l’azione del mare nel corso del tempo ha danneggiato molte strutture, mentre altre, a causa dell’arretramento ed abbassamento della costa, sono state rinvenute a livello del mare.
Oggi, un lungo tratto di costa vede la presenza di questi antichi ritrovamenti, che lasciano all’immaginazione dello spettatore la particolare lavorazione del tonno dell’antichità: questo veniva essiccato all’interno di queste vasche, e parte del prodotto veniva poi utilizzato per ottenere il Garum.
Questa salsa piccante e molto salata, si ricava dalla lavorazione ed essiccazione delle interiora di pesca (tonni e sgombri soprattutto); gli romani ne andavano ghiotti, così il Garum si diffuse rapidamente anche in tutte le zone colonizzate dall’impero.
Questa particolare salsa liquida, che gli antichi Romani aggiungevano come condimento a molti primi piatti e secondi piatti, porta un nome dall’etimologia incerta ed è stata oggetto di numerosi studi ed approfondimenti.
Veniva definito il “il caviale degli antichi” e molti autori dell’antichità lo citano.
Nella Naturalis Historia, Plinio il Vecchio cita il territorio di Portopalo a proposito della lavorazione del Garum, e altre citazioni si trovano anche in Marziale e Varrone.
Il poeta gelese Archestrato, in un suo poemetto intitolato La prelibatezza, esaltò il pesce pescato nei pressi di Portopalo.
La terra e i sapori di Portopalo, in tempi più recenti, conquistarono persino gli appetiti di Pierpaolo Pasolini che scrisse “Più a Sud di così è impossibile… arrivo a Capo Passero, una lingua di terra gialla con un faro bianco e una selva di fichi d’India intorno. La gente è tutta fuori ed è la più bella gente d’Italia, elegante, forte e dolce…”.
Fonti:
https://www.eastsicily.com
https://www.legambiente.info