La Tonnara di Vendicari, di natura araba, è detta anche Bafutu e venne costruita nel Settecento ed è rimasta attiva fino al 1943.
E’ una tonnara di ritorno, cioè una tonnara che pescava i tonni e gli sgombri che passavano dopo aver deposto le uova, prima di far ritorno in mare aperto.
La pesca del tonno a Vendicari è documenta sin dall’antichità, e questa continuità di utilizzo è testimoniata dai resti dell’impianto di periodo ellenistico e dalle vasche per la produzione del Garum, la salsa molto apprezzata dagli antichi Romani.
Essa è storicamente attestata dal 1655, quando il re Filippo IV d’Austria la vendette a Simone Calascibetta, giudice della regia corte di Palermo, divenuto Barone con l’acquisto delle tonnare. La vendita riguardava anche altre tre tonnare della costa del siracusano, Marzamemi, Fiume di Noto e Santa Panagia.
L’edificio della tonnara comprendeva un cortile separato dalla Torre Sveva mediante un muro perimetrale, la zona per la lavorazione del tonno, il magazzino e le abitazioni dei tonnaroti. Il tonno veniva pescato nelle acque antistanti e trasportato nella balata per essere tagliato e lavorato.
L’isoletta di Vendicari, di fronte alla tonnara, ospitava il Rais. on la sua famiglia e i proprietari che vi risiedevano durante i periodi di attività della tonnara.
Nel 1914 la Tonnara di Vendicari venne data in concessione trentennale al nobiluomo Antonino Modica di San Giovanni Munafò, già proprietario delle saline e dei caseggiati di Vendicari. Sulla scia di quanto stava accadendo in altre tonnare siciliane, un esempio è quella dei Florio a Favignana, egli avviò un processo di innovazione con una concezione più industriale della commercializzazione del tonno, per rimanere al passo con il fermento economico che accompagnava la “Belle Epoque” nella prima metà del ‘900. Partendo dalla bonifica della zona infestata dalla malaria, nel 1920 investì ingenti somme nella costruzione di un vasto e moderno stabilimento per la lavorazione del tonno sott’olio, dominato dalla maestosa ciminiera. Il nuovo stabilimento era dotato delle più moderne attrezzature per la cottura e l’inscatolamento del pescato, che permisero l’immissione sul mercato di un prodotto di alta qualità, come dimostrano i riconoscimenti ottenuti, le medaglie d’oro vinte nel 1926 all’ Esposizione internazionale generale di Parigi in Francia, a Fermo e a Porto San Giorgio, nelle Marche. Egli migliorò anche le condizioni di vita dei lavoratori della Tonnara costruendo nuove abitazioni e magazzini e persino una scuola . Anche questa nuova e fiorente stagione della Tonnara non fu priva di difficoltà dovute prevalentemente alle importanti variazioni cicliche nella quantità del pescato. Inoltre le due Guerre mondiali provocarono, danni alle strutture nella prima, e saccheggi durante lo sbarco degli alleati nella seconda; avvenimenti che fatalmente portarono alla chiusura definitiva della Tonnara di Vendicari nel 1944.
Oggi, quelli che erano i ruderi diroccati dello stabilimento con i suoi cento metri circa di lunghezza, i pilastri che ne sorreggevano il tetto, la ciminiera altissima e le case dei pescatori, sono stati completamente restaurati e riconsegnati alla comunità. La tonnara è quindi diventata uno dei simboli di Vendicari, una struttura di grande fascino che domina la zona centrale della Riserva.