Oggi vi parliamo della cucina siciliana: perché è un patrimonio culturale?
Quando si parla di cucina siciliana, ci si riferisce ad un’arte culinaria talmente ricca di sapori e colori, antica quasi come il mondo, retaggio goloso d’influenze greche, arabe, ebree, normanne, mediterranee e nordafricane che diventa quasi difficile ricondurla a un unico genere gastronomico.
Tra le gastronomie regionali italiane, la siciliana è quella che più si è evoluta di più nel corso dei secoli, pur rimanendo profondamente ancorata alle origini e ai prodotti tipici del territorio.
Tramandata oralmente, di cortile in cortile – come gli abitanti dell’isola amano rilevare – della cucina siciliana si hanno tracce sin dall’antichità perché essa, da sempre, è stata a stretto contatto con la storia, la religione e le culture che si sono avvicendate in Sicilia.
Considerata, già di per sé, una delle tante attrazioni da scoprire sull’isola, sarebbe improprio parlare di cucina siciliana al singolare. A ben vedere, infatti, dovremmo utilizzare il termine al plurale, giacché, spostandosi dalla parte orientale a quella occidentale, vagando di provincia in provincia, troviamo tanti tipi di pietanze pressoché introvabili in altri luoghi dell’isola.
Un esempio? Sarà difficile trovare le classiche panelle – frittelle di farina di ceci – in un luogo diverso da Palermo, né sarà facile trovare i muccunetti di Mazara del Vallo – palline di pasta di mandorle ripiene di conserva di zucca – al di fuori della provincia trapanese.
Siamo nella terra del gusto, in un angolo di paradiso in cui limoni, arance, cannoli, cassate, caponate, cous cous – solo per citare alcuni dei più famosi piatti tipici siciliani – la fanno da padrone. Il viaggio culinario di chi viene in Sicilia dal sapore antico e gustoso, con un occhio gettato al passato e uno proteso al futuro, va alla scoperta della prelibata cucina di questa regione, conosciuta, apprezzata e amata in ogni angolo di mondo.