La libertà alimentare è una forma di libertà di espressione

La libertà di alimentazione: alcune importanti riflessioni e spunti.

Ogni persona mangiando esprime quello che è e ciò a cui appartiene. Dobbiamo difenderci dallo stato dietista che vieta cibi per compiacere vegani, animalisti e burocrati di Bruxelles: c’è in gioco la nostra libertà.

Oggi ci siamo imbattuti in questo articolo de Il foglio che ci spinge a una riflessione non indifferente. L’articolo ci fa riflettere su più argomenti, il primo parte da qui, dove si esamina il legame profondo che intercorre fra cibo e società:

La libertà di alimentazione è il pezzo più gustoso della libertà di espressione. Io mangiando l’agnello pasquale esprimo il mio essere cristiano, mangiando pesto di cavallo esprimo il mio essere parmigiano, bevendo vino esprimo il mio legame con la terra che prima di chiamarsi Italia si chiamò Enotria, e quando riesco a mettere le mani su una bottiglia di vero assenzio ecco che posso esprimere appieno il mio discepolato verso Baudelaire.

Allo stesso modo, chi oggi mangia tofu esprime il suo essere vegetariano, e per questo va non solo rispettato ma anche ascoltato nella sua filosofia di vita, prima di essere giudicato.
Il cibo e il modo in cui mangiamo racconta moltissimo di noi: innanzitutto incide sulla nostra estetica a partire dalla salute della pelle per finire al pesco corporeo.
Secondariamente racconta, nel caso ad esempio delle scelte importanti come l’essere vegano piuttosto che vegetariano, una svolta sociale.
Al di là delle scelte etiche, è soltanto negli ultimi anni che si sente parlare di alimenti tipo “vegan burger” e che si ha avuta una svolta commerciale nell’apertura di diverse attività collegate a questa scelta alimentare.
Il motivo sta nel fatto che la richiesta è in continuo aumento, che molte più persone probabilmente scelgono di mangiare solo ciò che proviene dalla terra.

Ma ci sono altri motivi che spingono al vegetarianesimo oltre al non voler mangiare gli animali?

Lungi da noi il volerci spacciare per sociologi, ma il nostro “sentore” è che potrebbe non essere questa l’unica motivazione.
E’ lecito infatti pensare, prendendo nota dell’espansione a macchia d’olio di iniziative di produzione di cibo “casalingo” come nei GAS territoriali, piuttosto che  KM 0 che uno dei nodi da sciogliere sulla questione alimentare sia relativo alla sfiducia nella produzione e commercializzazione dei prodotti nei supermercati.
Da qualche tempo è un trend l’allarmismo sul cibo da parte dei media; è anche vero però che, soprattutto le grandi industrie, spesso risultano coinvolte in scandali alimentari che suscitano uno stato di preoccupazione non indifferente nei consumatori.

La nostra esperienza in merito, ci insiegna alcune cose e dà il via ad altre riflessioni.
Il target dei nostri consumatori, ad esempio, si lascia conquistare primariamente dal profumo e dal sapore inconfondibile delle nostre conserve che al palato sfatano tutte le incertezze sulla loro provenienza.
Il duro lavoro di selezione, scelta, lavorazione del prodotto e inscatolamento praticamente del tutto artigianale anche se a quantità industriali ci porta raramente ad avere critiche sul nostro operato, e anzi ci ha reso meta turistica immancabile per tutti i visitatori di Marzamemi.
I vegetariani comprano i nostri prodotti vegetali e apprezzano senza remore il nostro operato, dove ogni “fobia” viene a cadere di fronte alla preparazione che il nostro personale ha su ogni sfumatura dei nostri prodotti.
Che dire quindi?

Che la qualità e il lavoro pagano, anche in termini di consumo e di rispetto che le persone hanno di un marchio, pur non acquistandolo per motivi personali.

Cogliamo l’occasione per ringraziare e salutare tutti i Brand Lovers Campisi e invitarli a venirci a trovare se possono, altrimenti di visitare il nostro e-commerce per assaggiare un po’ di Sicilia ovunque essi si trovino.

L'azienda familiare CAMPISI nasce nel 1854 a Marzamemi, Pachino (SR), In un piccolo borgo intriso di tradizioni legate alla lavorazione del pesce.

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